Criptovalute e tassazione: il caso Italia

Criptovalute e tassazione: il caso Italia

L’Agenzia delle Entrate ha finalmente fatto chiarezza sulla questione relative a bitcoin e criptovalute. Da quando questo tipo di valute sono entrate a far parte del mondo finanziario, si è fatto fatica ad inquadrarle in un campo specifico. Ancora oggi, la regolamentazione dei bitcoin è tema di dibattito. In Italia, però, grazie ad una domanda posta da un contribuente alla Direzione Regionale dell’Agenzia delle Entrate della Lombardia è stato compiuto un passo importante in materia di tassazione.

La questione tassazione criptovalute e bitcoin

Come devono essere considerati i bitcoin e le altre criptovalute in materia di tassazione? È questa la domanda posta da un contribuente. La risposta dell’Agenzia delle Entrate ha squarciato il velo su una questione che iniziava a farsi intricata. Le criptovalute vanno considerate come la valuta estera, per cui i possessori di monete digitali devono inserirle all’interno del quadro RW della propria dichiarazione dei redditi. Per chi non lo sapesse il quadro RW è stato istituito proprio per chi possiede attività detenute all’estero dai soggetti fiscalmente residenti in Italia. In materia di tassazione, l’Agenzia si è rifatta all’articolo 67 del Tuir (Testo Unisco sulle Imposte dei Redditi) che tratta le plusvalenze derivanti da conversione di valute virtuali. In base a tale articolo, queste sono tassabili se la giacenza media sull’insieme dei conto correnti o depositi ha superato per almeno sette giorni lavorativi l’importo in euro di 51.645,69. In questo caso il capitai gain (ovvero la differenza tra il prezzo di vendita e il costo d’acquisto) è tassabile con un’imposta del 26%.

Le conseguenze della sentenza sulla tassazione criptovalute e bitcoin

Il chiarimento effettuato dall’Agenzia delle Entrate fa il paio con quanto già stabilito dalla Risoluzione del 02/09/2016 numero 172 che afferma «le attività di intermediazione di valuta tradizionale con moneta virtuale svolte dagli operatori del mercato non scontano l’Iva in quanto rientrano tra le operazioni relative a banconote e monete. Per i clienti persone fisiche, invece, che detengono i bitcoin al di fuori dell’attività d’impresa, si tratta di operazioni a pronti che non generano redditi imponibili perché manca la finalità speculativa».

Quanto affermato dall’Agenzia delle Entrate ha diverse conseguenze. In primo luogo le criptovalute possono essere tassate solo ed esclusivamente se oggetto di attività di trading. Questo significa che, chi possiede bitcoin o altcoin che sono semplicemente allocati nei wallet non deve pagare nessuna tassa. La stessa cosa vale per chi effettua attività di trading usando exchange senza leva finanziaria o effettua operazioni di mining senza superare il massimale sopra elencato.

Di fatto, l’Italia con queste sentenze si pone in contrasto con la UE che con la sentenza C-264/2015 CGEU, ha assegnato alle criptovalute lo status di “mezzo di pagamento”, escludendo però la loro qualità di valuta estera.

Il caso BCE

A differenza di quanto stabilito in Italia, la BCE sostiene che le criptovalute non possono essere definite valute virtuali, così facendo la definizione legale che più si avvicina ad esse, è quella di strumento finanziario. Questo significa che l’aliquota del 26% dev’essere applicata indipendentemente dal saldo posseduto dal cittadino.

La questione si dimostra spinosa anche perché su questo tema gli stati nazionali hanno scelto di agire in maniera autonoma. In Germania, ad esempio, non è prevista alcun tipo di tassazione delle criptovalute nell’exchange con fiat. La tassa si applica solo nell’acquisto di beni e servizi con moneta virtuale. Anche le operazioni di mining ed exchange non sono soggette a tassazione, come i guadagni finanziari sotto i 600 Euro.
Curioso, infine il caso della Bielorussia, paese extra Ue. Qui le criptovalute vengono viste come un’opportunità e non come un nemico. Dal marzo di quest’anno le attività che operano in criptovalute non saranno tassate fino al 2023.

Il diverso quadro fiscale sulle criptovalute rischia di creare più di un problema in ambito sovranazionale. Occorre una definizione specifica della materia «criptovaluta» che risolva l’impasse in cui ci si trova. È qui che si gioca il futuro finanziario della UE.