Minare Bitcoin può impiegare tutta l’energia di questo pianeta

Le mining farm producono bitcoin, ma producono anche un problema: consumano troppa energia elettrica ed alcuni paesi sono addirittura corsi ai ripari per evitare problemi in tal senso. Esempio: potrebbe esserci carenza di energia elettrica per la popolazione. Ed è realmente accaduto sia in Cina che in Canada, oltre a qualche grana di troppo in Islanda.

Per i pochi che ancora ignorano cosa sia il mining, basti sapere che questo termine ha esattamente lo stesso valore dell’estrazione, e quindi del ‘to mine‘ inglese. Il mining non è nient’altro che un’estrapolazione di Bitcoin e altre criptovalute, paragonato in questo senso all’estrazione dell’oro dai suoi minerali; dunque, il miner è semplicemente un minatore, però dotato di un software apposito che serve a monitorare le transazioni. Da qui riceve il compenso stabilito, ossia il reward.

In definitiva, e soprattutto andando nel particolare, il mining è fondamentalmente un processo di archiviazione dei registri: svolge un lavoro capillare grazie alla potenza di calcolo del computer utilizzato. Il miner risolve gli algoritmi attraverso proprio questo processo: la quantità di Bitcoin è difatti limitata a 21 milioni, l’algoritmo ha invece una difficoltà crescente. La storia oggi è praticamente diversa rispetto a qualche anno fa: prima era possibile minare BC direttamente dal pc di casa, o anche dallo smartphone. Poi sono subentrate le schede video.

Nel 2013, il prezzo di Bitcoin superava ormai i 100 dollari: i minatori si sono organizzati dunque per estrarre lo stesso blocco e quindi spartirsi il bottino, finché non sono giunte le prime difficoltà, che hanno lasciato spazio ad algoritmi sempre più difficili in termini di risoluzione. Ecco perché ci si ritrova con l’ASIC, l’Applicatio-Specific Integrated Circuit, un hardware dedicato solo all’estrazione dei blocchi di Bitcoin. Le prime sono apparse in Cina, Islanda e Canada: capirete allora i motivi di quei problemi.

Si è impiegata tanta energia, davvero infinita: pensate che la quantità utilizzata per il mining supera il consumo energetico di 159 paesi. I livelli di consumo? Se dovessero crescere così rapidamente, nel febbraio del 2020 il Bitcoin Mining potrebbe prendere l’energia dell’intero pianeta. Incredibile.

Da una parte, lo sviluppo delle criptovalute può andare di pari passo con la crescita del consumo energetico; e poi molto dipenderà dallo sviluppo della blockchain e del mining di altre monete, come il Bitcoin Gold (nato dall’hard fork di Bitcoin). Questo è supportato dai wallet come Coinomi e Freewallet, con l’obiettivo di rendere nuovamente decentrabile l’attività di mining.