Breve guida al trading online: come evitare spiacevoli sorprese

Il trading online ha fatto il suo ingresso in Italia nel 1999. È solo con la nascita delle criptovalute che, però, ha raggiunto il suo boom.

Secondo gli ultimi dati, oltre il 50% degli italiani sceglie questa metodologia per incrementare le proprie entrate. Stando a quanto riporta Borsa Italia, dai soli primi 5 broker online del nostro Paese passa il 10% dei volumi scambiati sul mercato azionario principale. Il vero problema di questo sistema è che senza un’adeguata preparazione finanziaria si rischia di perdere tutto. Nei primi sei mesi di quest’anno la Consob ha già chiuso 183 siti pirata, a dimostrazione di una situazione tutt’altro che fluida in questo settore.

Pubblicità ingannevole trading online

Navigando sul web ci si imbatte sempre in qualche sorpresa poco piacevole. Tra queste rientrano le pubblicità “pop-up” che vengono generate quando si visitano siti non considerati sicuri. I siti truffa di trading sfruttano spesso questa opzione. Lo scopo di questi spot è spingere ad investire i propri risparmi in siti non sicuri, senza avere la minima base teorica o conoscenza di come si agisca nel mercato forex. Così facendo chi crede ai guadagni facili, perde tutti i propri risparmi in tempi brevi.

Per evitare di incorrere in queste spiacevoli situazioni è necessario farsi furbi. Non esistono broker online che spiegano metodi vincenti gratis, né esiste la possibilità di un guadagno immediato di migliaia di euro, investendone poche centinaia.

Oltre ai siti internet si stanno intensificando anche le chiamate mediante call center di presunti broker che mettono i loro servizi a disposizione, promettendo di rientrare in breve tempo del capitale investito. Altra truffa da cui è bene guardarsi perché, anche in questo caso, la truffa è dietro l’angolo.

Dati preoccupanti siti truffa di trading

La Consob tra il 2017 e i primi sei mesi del 2018 ha smantellato 350 siti truffa di trading. Il dato preoccupante è che in tutto il 2017 ne sono stati chiusi 167 contro i 183 dei primi sei mesi del 2018. Ciò evidenzia una crescita esponenziale di truffe in questo ambito. Molto spesso le società che si nascondono dietro le piattaforme “pirata” di trading online hanno sede legale in paesi lontani. Altre volte vengono costruite e smantellate in breve tempo, giusto per accalappiare qualche “pollo”.

Solitamente queste truffe si rivolgono per lo più a persone mature, sopra i 50 anni, con un’attività avviata e con almeno un diploma. È questo il target secondo uno studio condotto da WeBank, banca online del gruppo Banco Bpm.  Sempre secondo tale ricerca, l’82% degli investitori sono uomini e il 18% donne; il 69% ha un diploma e il 22% una laurea. Il 51% svolge lavoro di impiegato, il 10% è pensionato, l’8% libero professionista, il 7% dirigente, il 4% imprenditore; non mancano gli studenti che sono appena il 4%.

Come si vede i giovani sono pochi. Il motivo è semplice: non hanno molti soldi da investire e meno “capacità di rischio”. Al contrario, chi ha un piccolo capitale da investire è più propenso ad operare sul mercato.

Per evitare queste situazioni non c’è che un modo: informarsi. Attualmente in rete ci sono circa 120 siti autorizzati. Molti di essi permettono anche simulazioni demo con cui l’utente può allenarsi prima di tentare questa avventura. Insomma: il trading non è un gioo. Bisogna prestare attenzione alle insidie che nasconde.