Perché XRP (il token nativo di Ripple) è diverso

La storia del Ripple è di per sé controversa. Innanzitutto perché gli stessi fondatori sono in ‘lotta’ tra loro, ma anche perché grazie al Ripple si può capire come la blockchain possa diventare fondamentale nella nostra vita: del resto, parliamo di una valuta che è stata creata da 61 banche giapponesi, Moneygram, Santandér e American Express. Dunque, non parliamo di sprovveduti. Anzi. Anche per questo, l’XRP, che è il token nato da Ripple, può sembrare un ottimo investimento.

Chris Larsen (ex CEO di Ripple) spiega come questo tipo di criptovaluta si fondi con il settore finanziario stabilito: “l’obiettivo dell’impresa è proprio quello di esaudire i desideri delle banche, ma è una sistemazione che ha sempre messo in difficoltà il progetto“. Ecco: è una contraddizione, se confrontata con le altre valute digitali: specialmente se si parla di decentralizzazione.

Le caratteristiche di XRP, il token di Ripple

XRP è diverso. E lo è in quanto controllato da un server centrale e in quanto opera come un ETF: l’emittente può rilasciare o assimilare token in base al suo programma di valutazione. Bisogna però capire quanto il token sia marginale rispetto al business case centrale di Ripple: è soltanto un ‘di più’, non la base. E lo stesso Larsen non si aspettava il boom attorno all’XRP, adesso proposta di valore centrale del progetto.

XRP serviva in pratica come valuta di passaggio: attraverso questa, i fornitori di liquidità avrebbero offerto servizi di transazioni FX senza soluzione di continuità, in maniera decisamente economica. Solo che in questi termini, il token non ha mai avuto successo: ne ha avuto invece sui protocolli di messaggistica, che registrano tutti i pagamenti su un libro mastro condiviso.

Trasferire servizi e funzioni interne a un’azienda a fornitori esterni: ecco l’idea su cui si basava la proposta come valuta di passaggio. L’intuizione infatti era quella di ‘esternalizzare’ il regolamento in valuta a market-maker o fornitori di liquidità terzi. Da qui, questi ultimi poi sarebbero entrati nel mercato tutte le volte in cui le valutazioni sarebbero diventate superflue rispetto al token. In questo modo? Si riducono i costi di transazione.

Ripple così diventa una “tecnologia di arbitraggio”: ossia è soggetto agli stessi problemi degli HFT, quindi non hanno garanzie della presenza di liquidità quando se ne ha bisogno. Non proprio attraente da questo punto di vista.

La transizione dagli eurodollari all’Euro

E in passato è esistito qualcosa di simile, sì: ricordate le passività denominate in dollari? Le avevano portate alla ribalta le banche, ormai cinquant’anni fa. Erano chiamati “eurodollari” ed eludevano le normative USA sui capitali, riserve e liquidità: questo ha reso un grande vantaggio a chi forniva questo tipo di deposito, vantaggio che è andato a discapito delle banche statunitensi e che ha trasformato gli eurodollari nella valuta per eccellenza del commercio mondiale, provocando un problema alla base. E cioè: grossissime cifre di dollari finivano alle banche europee e al centro finanziario di Londra, e questo eccesso di soldi dava disponibilità di massa di una valuta neutrale e orientata al mercato dei capitali, contro la quale le altre valute potevano essere scambiare in modo tranquillo e soprattutto comprensibile. Tutto ciò, infine, provocava l’aumento della liquidità e la riduzione dei costi.

Per questo motivo, dalla sterlina non si passava – esempio – al franco: si trasformava direttamente in eurodollaro. E per questo motivo, poi, l’eurodollaro è diventato la valuta “ponte” per quasi tutte le attività in valuta. Ovviamente, la richiesta di eurodollaro è aumentata a dismisura: è qui che sono nati i primi problemi, perché l’Europa era profondamente infastidita dall’impossibilità di controllare la moneta: ecco perché, per molti, si è quindi passati all’Euro.

Le similitudine tra Euro e XRP (Ripple)

Per McGuire, la moneta unica ha avuto un forte impatto sulla domanda interbancaria di eurodollaro intorno agli anni ’90. Per lui, il calo del tasso di riciclaggio interbancario può più o meno misurarsi con l’introduzione dell’euro: l’intenzione era contribuire a ridurre il volume delle operazioni in valuta estera e quindi il tasso di riciclaggio dei depositi fatti in dollari. Perché? Tra anni Settanta e Ottanta, le negoziazioni erano fatte quasi esclusivamente in dollaro USA: ma le banche – con sede a Londra – erano coloro che presiedevano il mercato. L’Euro in quest’ottica va visto esattamente come un XRP: solo che il processo di crescita di quest’ultimo può essere più breve. Anzi: proprio immediato. Tocca fare, dal punto di vista dell’XRP, per l’FX globale quello che l’euro ha fatto per l’FX europeo, ma senza progetto politico alla base.

Ripple, nonostante tutto, è ormai solidamente al terzo posto nella classifica delle criptovalute più importanti: lo riporta Cinmarketcap. Oggi, i token XRP valgono 34.015.193.080 dollari di sola speculazione, o quasi. Tutto questo dipende sia dalle dimensioni, sia per la storia che la differenzia dalle altre monete digitali di eguali entità. Sia chiaro: il token del Ripple resta instabile, come le criptovalute in generale. Solo che qui manca un volume di reale utilizzo: ciò rende Ripple particolare e particolarmente esposto a eventuali rischi.