Criptovalute, il paradosso tutto italiano

Nonostante le criptovalute siano molto diffuse anche tra gli investitori italiani, scandagliando il web è possibile notare che l’Italia non è sede di alcuna cripto Exchange, ossia di aziende o soggetti in grado di scambiare denaro reale con quello virtuale. Quest’anomalia tutta italiana si verifica nonostante il successo che le monete digitali hanno avuto in Italia e nonostante la legge sull’antiriciclaggio risalente al 2017, in cui il legislatore per la prima volta faceva riferimento alle valute virtuali equiparandole a quelle estere. Il testo del decreto cerca anche di regolamentare i soggetti autorizzati a cambiare le valute attraverso un database dedicato curato dall’Organismo degli Agenti e dei Mediatori.

In Italia non è quindi l’ABI – Associazione Bancaria Italiana – ad autorizzare il cambio di monete virtuali, non sono necessarie altre autorizzazioni ministeriali se non quelle sottese alla stessa attività e nel rispetto della trasparenza necessaria affinché il cliente sia in grado di riconoscere la società o il soggetto come operanti entro i termini di legge.

Nel paradosso tutto italiano, quindi, nessun attività online made in Italy scambia valute reali con criptovalute mentre sul territorio si diffondono realtà imprenditoriali a norma di legge, in cui ottenere informazioni sui Bitcoin e sulle sue “sorelle”, ma anche scambiare monete, imparare attraverso brevi lezioni gratuiti e portare a casa qualche gadget a tema.

Vista l’assenza di soggetti operanti su territorio italiano, il campo d’azione è stato progressivamente occupato dalle realtà straniere, fino ad abituare gli investitori presenti in Italia a rivolgersi sistematicamente all’estero e alle sue piattaforme. Pur rivolgendosi a realtà straniere, però, l’investitore medio tende a privilegiare quelle piattaforme impostabili anche con la lingua italiana: è il caso dell’exchange istantaneo Coinbase o della piattaforma europea Cex.io, che sono considerate più vicine alle necessità di chi investe perché abbattono la barriera linguistica e favoriscono una più facile comprensione dei regolamenti legati alle attività di cambio.

In virtù di questo scenario e in considerazione di un numero esiguo di operatori che supportano anche l’italiano, gli investitori hanno alimentato un mercato totalmente differente, servendosi dei broker di criptovalute regolamentati, che sono in grado di proporre assistenza clienti e sito internet in italiano così da facilitare l’acquisto di criptovalute. È con questi presupposti che l’acquisto di bitcoin cash, ripple ed ethereum avviene più facilmente in maniera mediata sia da broker che da intere piattaforme.

L’unica eccezione a questa regola che sembra essersi diffusa soltanto in Italia e che esula dalle dinamiche internazionale è The Rock Trading, una società che opera nell’ambito del trading di criptovalute registrata in Italia. La sua fondazione risale al 2007 grazie ad un gruppo di italiani, che inizialmente hanno fondato l’azienda in maniera virtuale per supportare i noti ambienti digitali di Second Life, salvo poi virare verso il cambio di monete virtuali nel 2011.

Pur essendo l’unica eccezione, però, The Rock Trading non è una realtà aziendale che consente di fare scambi di monete, quanto piuttosto una società di rientro con sede legale a Malta e sbarcata in Italia solo nel 2017, nonostante la nazionalità dei suoi fondatori. Questa piattaforma è però fruibile solo per i trader esperti ed è tradotta in parte, non facilitando quindi il compito dei neofiti e di coloro che hanno poca dimestichezza con l’acquisto e la vendita di monete virtuali.