Bitcoin: le nuove sfide a cui andrà incontro la criptovaluta

Bitcoin: le nuove sfide a cui andrà incontro la criptovaluta

Dopo mesi di dubbi, attacchi e polemiche, i bitcoin sembrano aver convinto anche i più scettici sulla propria bontà. Ad affermarlo è lo stesso mercato. Dalla sua nascita, la criptovaluta si è caratterizzata per le sue oscillazioni fuori da ogni logica borsistica. Negli ultimi tempi, però, il suo valore si aggira stabilmente sugli 8.000 dollari. Questa mancanza di volatilità ha convinto anche chi ha sempre considerato la creatura di Satoshi Nakamoto una bolla speculativa. Finita la fase “pioneristica”, ovvero quello che ha visto molti avventurieri tentare di lucrare sul valore della moneta virtuale, quest’ultima sta scoprendo la sua funzione primaria: quella di moneta di scambio. E’ in questa fase che va inquadrata la nuova era dei bitcoin.

L’inizio della nuova era

Uno dei motivi che hanno portato una maggiore stabilità dei bitcoin sta nei futures. Cosa sono? Parliamo dei contratti standard che non possono essere scambiati sul mercato regolamentato, ma solo su mercati la cui negoziazione si svolge al di fuori dei circuiti borsistici ufficiali, ovvero i cosiddetti over the counter. Acquistare futures significa impegnarsi ad acquistare alla scadenza ed al prezzo prefissati l’attività sostante. Questa può essere sia un’attività reale che finanziaria. In quest’ottica, l’utilizzo dei bitcoin nelle transazioni di futures segna una nuova svolta per le criptovalute. L’attività è iniziata nel dicembre scorso e, benché in questa prima fase, lo scambio di contratti proceda a rilento (dopo un inizio segnato dall’alta volatilità), il CME GROUP (ovvero il Chicago Mercantile Exchange) ha segnalato il suo recente incremento. Se questa tendenza verrà confermata nel corso dell’anno, i bitcoin segneranno un importante punto a favore della loro capacità di contrattazione.

L’aspetto regolamentativo

La vera sfida che i bitcoin devono affrontare nel 2018 è quella sul piano regolativo. Se si eccettua la Cina, con la sua politica di chiusura a tutte le criptovalute, definite dal governo «fraudolente», gli altri stati stanno lentamente cambiando atteggiamento nei riguardi della criptomoneta. Se prima la questione era come evitare che vi fossero troppi investimenti verso un bene che sembrava troppo volatile, ora il campo di interesse si è spostato sull’aspetto regolamentare. Tutti gli stati, infatti, stanno dibattendo su come riuscire a controllare un sistema che fa del «non controllo» il suo punto di forza.

Da questo punto di vista, in Europa, la UE ha già dato un’indicazione, seppur indiretta. Il pensiero di Mario Draghi, presidente della BCE, fa dottrina. Draghi continua a non ritenere i bitcoin una moneta a causa delle sue forti oscillazioni di valore e per il fatto di non aver un organismo centrale dietro. Ciononostante, ha espresso due concetti che sanno di apertura. Il primo è il suo pensiero sulla Blockchain, ovvero la tecnologia che sta dietro i bitcoin. Da questo punto di vista, ha definito “promettente” tale sistema in quanto permette di fare “più velocemente” alcuni processi. Draghi ha usato l’esempio di una fattura che deve essere fatta “istantaneamente e automaticamente quando viene ricevuta”.

La seconda opinione è quella sulla questione della regolamentazione che, di fatto, “scarica” sugli Stati nazionali la responsabilità di controllo. Ha, infatti, affermato che non è “responsabilità della Banca centrale europea” regolamentare il sistema di criptovalute. Rispondendo in maniera indiretta al Presidente della BCE, ci sono nazioni che già si stanno muovendo in questo senso. Dunque, si potrebbe dire che un traguardo, a livello europeo, i bitcoin lo hanno già raggiunto: quello di esulare dal controllo della UE, che di fatto, in materia economica detta legge nel vecchio continente.

Questione pubblicitaria

Se gli Stati hanno aperto alle criptovalute, i social hanno deciso per la chiusura. Il 2018, è infatti stato caratterizzato dalla decisione dei più popolari piattaforme come Facebook, Google e Twitter, di non ospitare più le inserzioni che trattano criptomonete e blockchain . Quella che potrebbe essere un duro colpo alle ambizione della moneta virtuale, può trasformarsi invece, in un’opportunità. Molti esperti, infatti, hanno previsto che la “chiusura dei rubinetti social” segni un punto di non ritorno nella credibilità dei bitcoin e dei suoi fratelli. In realtà, tutto sta nella percezione che il pubblico avrà di tale evento. La verità è che la popolarità della criptovaluta ha raggiunto un livello tale, che, pur muovendosi a livello minore, come, ad esempio, quello dei forum decentralizzati, non dovrebbe comunque far fatica a far arrivare «la sua voce» al pubblico interessato.